O’ SURDATO NNAMMURATO. ’15-‘18 La Grande Guerra – Storia e canzoni
Napoli e le sue canzoni al tempo della “grande guerra” sono di scena a Oliveto Citra nell’ ambito delle manifestazioni del PREMIO SELE D’ORO , la sera di lunedì 7 settembre ore 21.00 Auditorium Comunale, con un concerto di canzoni napoletane che hanno come protagonista il cantante Gianni Marà”.
Si dice spesso che anche le canzoni vanno in guerra. Nel senso che, se è vero che alla guerra non si va per cantare, è anche vero che è difficile non cantare una guerra: tante sono le emozioni che suscita, i sentimenti contrastanti di eroismo e disperazione, le memorie esaltanti o strazianti che lascia. Era successo così al tempo della guerra di Libia (1911-1912); succederà di nuovo, ancora di più, quando i ragazzi lasciano Napoli per raggiungere il fronte alpino per combattere contro tedeschi ed austro-ungarici. Comincia la grande guerra, quella del ‘15-‘18, e in qualche modo si chiude un periodo storico preciso, quello della cosidetta Belle Epoque, un periodo di divertimento, di invenzioni (dal cinema all’elettricità), soprattutto di grandi illusioni sul progresso e la pace. Certo la prima guerra a Napoli non è come la seconda guerra mondiale, con i bombardamenti, i nazisti, i morti, le case distrutte, le 4 giornate e così via. E tuttavia l’aria della guerra si sente, e si sente anche nelle canzoni. Pensate a un autore come Libero Bovio, che nel 1914, alla vigilia della guerra, scrive un brano straordinario come Guapparia, tutto inserito nella tradizione napoletana, mentre negli anni successivi lo vediamo occuparsi di altre canzoni dai titoli significativi, come Canzone ‘e surdate, ‘A guerra, All’erta sentinella e così via.
Ma la canzone regina della Napoli della prima guerra è, senza ombra di dubbio, ’O surdato ‘nnammurato, una canzone dove non si parla né di guerra né di morti né degli orrori della trincea, ma che tuttavia viene proibita e messa all’indice. Solo per quel surdato che appare nel titolo, e che, nel testo, sogna di tornare a casa dalla sua donna. È questa semplicità immediata che spaventa i generali, perché è una canzone da parte della vita e dell’amore, e contro la morte.
Ma il personaggio, l’autore più importante degli anni della prima guerra mondiale a Napoli, è sicuramente E.A.Mario, paroliere e compositore, autore di numerose canzoni di successo, ma che, alla fine, verrà ricordato per essere il cantore della PRIMA GUERRA MONDIALE con La leggenda del Piave e il cantore degli EMIGRANTI con Santa Lucia luntana. Mario comincia presto a scrivere canzoni per i soldati perché, secondo lui, è quello che il paese chiede, e anche i musicisti devono fare la loro parte. Con questo scopo E. A. Mario compone Canzone di trincea e Marcia ‘e notte, due brani che lui stesso porterà alle truppe in prima linea. E poi tante altre ancora. Ma almeno una è da ricordare, cioè La Leggenda del Piave, composta, nel 1918, con la funzione di idealizzare il conflitto che stava per finire, per farne dimenticare le atrocità. E va subito detto che, prima di diventare quasi un inno nazionale, fu un grande successo del teatro di varietà, interpretata la prima volta da Anna Fougez alla Sala Umberto di Roma; e poi, completa della famosa quarta strofa in cui “la vittoria sciolse le ali al vento”, da Gina De Chamery al teatro Rossini di Napoli. Il tutto con il solito tripudio di tricolori, ballerine e tutto il resto. Insomma La Leggenda del Piave nasce e si afferma nei locali di moda, lontano dalle zone di combattimento, dove invece girava una parodia feroce che vi risparmio.
Di tutto questo si parlerà nel concerto/spettacolo di Oliveto Citra, ma soprattutto saranno presentate una serie di bellissime canzoni napoletane, quelle che, secondo noi, la gente cantava a Napoli, nei teatri e nelle strade, in quei tre anni che vanno dal 1915 al 1918.
LO SPETTACOLO E’ UN PRODUZIONE KOSMOS COOPERATIVA E VEDRA’ SUL PALCO
VOCE NARRANTE Giandomenico Curi autore radiofonico e televisivo, saggista e regista. Si occupa da sempre di cinema e musica. Tra i suoi libri: Il cinema francese della Nouvelle Vague; Cenere e diamanti (il cinema di Wajda); Vorrei essere là (cantautori in Italia); Chiedo scusa se parlo di Gaber; I frenetici: 50 anni di cinema e rock; Dalida (la voce e l’anima); Semiologia, cinema rock; ecc.
Oltre a un centinaio di videclip, ha diretto due documentari per la Rai (su Baglioni e Guccini), due film (Ciao ma’ e Lambada) e la serie televisiva di Valentina. Da una decina d’anni insegna Semiologia del cinema e degli audiovisivi all’Università di Roma Tre e Sociologia dei processi culturali e comunicativi alla Link University di Roma.
GIANNI MARA’ – Voce
PIETRO PISANO – Maestro concertatore pianoforte e basso acustico
TOMMAS IMMEDIATA – Violino e mandolino
CIRO MARRAFFA – Chitarra battente e mandolino
ANGELO LOIA – Chitarra classica e acustica
RAFAELLA COPPOLA – Danzatrice