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Amedeo Lepore -29esima Ed.- Innovazione e capacità di prevedere i cambiamenti

Ripercorrendo la storia del Sele d’Oro si ha l’impressione di una continuità di idee, di valori e di confronti, dal periodo di Michele Tito a oggi, che rappresenta una rara dimostrazione di coerenza, ma anche di tenacia e condivisione. Tuttavia, viene in evidenza anche la proiezione innovativa, l’attitudine a stare al passo con i tempi e la capacità di prevedere il cambiamento. È l’esemplificazione più naturale del titolo della manifestazione di quest’anno, in grado di preludere alla riflessione su un pezzo importante del nostro cammino, un terzo di una vita umana, che è arrivato fin qui e dovrà condurre tutti noi alla trentesima edizione del Premio. Ed è anche un incitamento a guardare verso il futuro che, come ricordava Theodore Levitt, “appartiene a quelli che vedono le possibilità prima che diventino ovvie”. La memoria del Mezzogiorno e della sua evoluzione, perlomeno nell’ ultimo secolo e mezzo, restituisce uno scenario di grandi progressi materiali e culturali, ma anche un divario nella sostanza irrisolto. Il “dualismo” tra il Nord e il Sud è stato ridotto significativamente solo durante un’epoca, quella dell’età dorata del boom economico italiano e della prima fase della Cassa per il Mezzogiorno. Prima e dopo di allora, i territori meridionali sono stati abbandonati a un destino di arretratezza e distanza dai centri pulsanti dell’economia e della società. L’Italia tutta, di fronte alla grave crisi degli ultimi anni, si trova di fronte a una nuova sfida. Purtroppo, il nostro Paese non è stato finora in grado di reggere alla prova dell’integrazione in un mondo sempre più complesso e competitivo e rischia, nel suo insieme, di diventare una periferia dell’Europa, che certo non vive in condizioni floridissime. Il Mezzogiorno potrebbe, paradossalmente, vedere nuovamente diminuire il suo gap rispetto al Centro-Nord, solo perché è l’Italia a tornare indietro. È in momenti come questi che la memoria deve rappresentare la guida, “il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé”, come diceva Oscar Wilde, per riflettere e avviare un nuovo percorso.
Il Mezzogiorno può essere la leva per un riscatto dell’Italia, se riesce realmente a ripensare alla sua storia, agli errori gravi compiuti dai meridionali e dalle loro classi dirigenti. Se sarà capace di fare delle esperienze che vengono chiamate di “eccellenza” e che, invece, sono l’effetto dell’opera delle donne e degli uomini di intelletto e buona volontà, dei suoi giovani talenti e delle sue migliori energie, un nuovo sistema. Dobbiamo saperci meritare, attraverso un’assunzione chiara di responsabilità, una reputazione diversa da quella che ci ha accompagnato in questa ultima parte della nostra storia. Solo in questo modo, potremo guadagnarci il ruolo di un territorio che rappresenti una speranza di sviluppo per tutto il Paese, solo così potremo sostenere l’ambizione di essere parte di una nuova prospettiva nazionale ed europea, contribuendo a guidarla e realizzarla.

Amedeo Lepore
Presidente della giuria del Premio Sele d’Oro Mezzogiorno