Oliveto Citra, fiorente cittadina della provincia di Salerno, con circa 4000 abitanti, posta sulla sponda destra del fiume Sele, con economia agricola e commerciale, come quasi tutti gli altri centri abitati della zona, manca di dati storici precisi intorno alle sue origini.
Dai reperti ritrovati, si potrebbe desumere che la prima comunità olivetana si identifichi in un gruppo di gente balcanica che durante la prima età del ferro, superato il valico appenninico della Sella di Conza, prese dimora in località dominante il corso del fiume Sele. Il posto dove questo gruppo si stabilì dovrebbe essere la località “Civita” posta a sud-ovest dell’attuale centro abitato. Alcuni reperti archeologici, risalenti al VII secolo a.C., confermano in Oliveto Citra l’affermarsi del commercio greco prima e quello di altri popoli dopo, di pari passo con l’evolversi dell’industria locale. Come per gli altri centri interni cosi per Oliveto Citra si spiega la presenza di reperti siriani, ionici, corinzi, etruschi, romani ecc.
Il controllo dei traffici da parte degli antichi Olivetani e’ avvalorato dal toponimo “Dogana”, località di Oliveto Citra, posta sulla sponda destra del fiume Sele. E’ probabile dunque che la prima comunità Olivetana fosse politicamente autonoma e legata agli altri villaggi solo da rapporti economici e commerciali.
Col passare del tempo, ed a seguito dei contatti con le varie civiltà più progredite, la comunità Olivetana dovette raggiungere un certo grado di civiltà e di benessere. I contatti con le città Italiote della costa tirrenica, sono dimostrati oltre dai crateri di scuola Pestana, dalla costruzione di un piccolo tempio pagano, simile a quelli di Paestum e da una grande arena annessa al centro urbano.
Quel ciclo di progresso veniva realizzato durante secoli pieni di lotte e sconvolgimenti di carattere politico ed economico, ai quali la comunità Olivetana non rimase estranea, anzi, la sua distruzione fa credere che prese parte attiva più degli altri centri Italici. Si direbbe che la “Civita” fu legata un po’ alle sorti dei Sanniti, godendo dagli stessi una certa protezione, e alla fine, fu con essi coinvolta nella tremenda sconfitta e punizione da parte di Roma. Era infatti uso dei Romani distruggere i centri abitati dei nemici o ribelli più ostinati, per cui la distruzione della Civita potrebbe essere avvenuta durante la lotta di repressione che gli stessi romani attuarono a seguito della terza guerra sannitica tra il 290 e 268 a.C. E’ probabile che la popolazione che scampò a tale distruzione si disperse fra i boschi o sulle vicine montagne.