Il giornalista Francesco Semprini presenta il suo documentario “Siete mil”. Tra gli ospiti, il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, Fabio Finotti
Parte domani, venerdì 3 settembre, una nuova sezione del Premio Sele d’Oro Mezzogiorno, “Sele d’Oro – Occhi sul mondo”. L’appuntamento, in programma alle 18.30 nell’auditorium provinciale, riprendendo il nome della mostra che il Premio dedicò al giornalista Michele Tito dopo la sua scomparsa, nasce per portare il Mezzogiorno fuori dai confini dell’Italia. È, dunque, una sezione pensata per internazionalizzare il Premio, il territorio che lo promuove e il Sud in generale.
Il programma di Occhi sul mondo dell’edizione 2021 prevede la presentazione del documentario del giornalista de La Stampa Francesco Semprini girato in Venezuela, “Siete mil”. Ovvero settemila, come i chilometri percorsi dai venezuelani in fuga, spesso a piedi, da Caracas a Salvador de Bahia, dove cercano un futuro. Con l’autore discuteranno: Fabio Finotti, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, in collegamento da oltreoceano; Leonardo Pallenberg, direttore della fotografia e montatore; Anna Vyaches, direttore e regista della fotografia; Vincenzo Pascale, giornalista e docente universitario.
«Occhi sul mondo – spiega il sindaco di Oliveto Citra, Mino Pignata – è una sezione che mira a intercettare quel “turismo delle radici” che non è solo delle prime generazioni ma che, anzi, è di quegli italiani di seconda o terza generazione, nipoti di nonni o addirittura bisnonni nati in Italia. Generazioni che vogliono venire in Italia per riscoprire le loro radici e per i quali strumenti come la digitalizzazione della cultura e dei musei accrescono il desiderio di vedere con occhi e toccare con mano la propria terra di origine. Occhi sul mondo è anche la volontà di “preoccuparsi” di quello che avviene nel mondo, dai cambiamenti climatici ai fatti politici. Preoccuparsi anche se si vive in un piccolo centro come Oliveto Citra. Occhi sul mondo, quindi, è un dovere verso il pianeta. È un essere locali, mantenendo i piedi saldi nelle radici, ma avendo una propensione per il mondo e una visione del mondo che – conclude Pignata – non si possono non avere se davvero si vuole essere cittadini italiani e del mondo».