Intervento del Sottosegretario Patroni Griffi in occasione della consegna del 29esimo Sele d’Oro Mezzogiorno svoltasi a Oliveto Citra, nel Salernitano, e pubblicato su Il Mattino del 9 settembre.
Il Sele d’Oro Mezzogiorno è un premio che, in questi 29 anni di attività, ha promosso un’altra idea di Mezzogiorno, l’idea di un Sud che non intende rassegnarsi alla logica dell’aiuto calato dall’alto per poter sopravvivere ma vuole riscattarsi esaltando le potenzialità dei propri territori, i percorsi di sviluppo intrapresi, i risultati positivi conseguiti in campo sociale, economico e culturale, e puntando, soprattutto, a dare forza vitale al desiderio di cambiamento espresso dalle giovani generazioni.
Il conferimento di un premio rappresenta, per ognuno, un’occasione di riflessione, da non perdere. Per me personalmente il frutto di una riflessione e di un impegno maturati tra i banchi del liceo Umberto, sull’antologia della questione meridionale curata da Villari e sui testi sul Mezzogiorno pubblicati nella rivista Il Tetto, oltre che su Nord e Sud. Il “prestito temporaneo” a responsabilità di governo è l’occasione per mettere in pratica quelle riflessioni e quell’impegno.
L’impegno per lo sviluppo del “nostro” Mezzogiorno è più che mai attuale, nel solco tracciato dalla tradizione meridionalistica da quegli uomini di Stato che al Mezzogiorno avevano dedicato gran parte del loro impegno. Uomini che sapevano riflettere (dal Sud) per il Sud e soprattutto sapevano trovare le risposte. Da Saraceno a Compagna, da Rossi Doria a Pescatore, a Giovanni Marongiu e tanti altri.
Più volte il Presidente Napolitano ha fatto appello a che le criticità del Mezzogiorno siano poste “al centro dell’attenzione politica e sociale” mettendo, però, ben in chiaro che, “per restituire al Sud prospettive di crescita economica e civile, debbano essere in primo luogo gli stessi meridionali a prendere nello loro mani il proprio destino, pur nel contesto di politiche nazionali attente alle particolari condizioni del Mezzogiorno”.Fino a quando il Mezzogiorno non capirà che non può sperare di crescere aspettando di continuo aiuti dall’esterno, fino a quando non capirà che per ripartire deve rimboccandosi le maniche e mettere in pista le sue migliori risorse impegnandosi ad abbattere quel muro di omertà e luoghi comuni che lo hanno impantanato per decenni, non ci potrà essere un futuro di crescita.
(articolo tratto dal sito del Governo Italiano )